Il tesoro di San Marco a Venezia

Quello che riportano le cronache della fine del 1400 è forse uno dei tentativi di furto più clamorosi della storia di Venezia.

Prima dell’arrivo di Napoleone Bonaparte a Venezia, il Tesoro di San Marco custodiva ricchezze di inestimabile valore provenienti da tutto il mondo conosciuto, e nel 1494 un uomo pensò di potersene impadronire.
Questa è la storia di Stamati Crassiotti che mise a punto un piano per rubare il Tesoro di San Marco.
Dei tanti crimini commessi per furti di poco valore ogni giorno a Venezia, Stamati probabilmente pensò che il rischio da correre per il successo del suo piano fosse poca cosa rispetto alla prospettiva di una vita nel lusso sfrenato che tante ricchezze gli avrebbero concesso.
Il suo piano era semplice: accedere alla stanza del tesoro attraverso il Battistero della Basilica di San Marco che, essendo confinante, si trovava in una posizione abbastanza privilegiata da far sembrare l’operazione un gioco da ragazzi.
Così, dopo essersi nascosto dietro un altare della Basilica, attese pazientemente che i sacrestani chiudessero le porte per agire indisturbato durante la notte.
Certo, spostare la pesantissima lastra di marmo e scavare nella parete che separava il Battistero dalla stanza del Tesoro richiedeva non poca fatica, ma Stamati era troppo vicino al Tesoro di San Marco per abbandonare il piano che lo avrebbe reso ricco per il resto della sua vita.
Infatti ci riuscì!
Tuttavia, una volta dentro la stanza del Tesoro Stamati si rese conto che non era possibile impadronirsene completamente quindi, dopo avere preso diverse pietre preziose, decise di chiudere il passaggio per tornare la notte successiva.
“Fino a qui tutto bene” doveva avere pensato il ladro, “ancora un piccolo sforzo e il Tesoro di San Marco sarà mio”.
Infatti la notte seguente, dopo essersi impadronito di altre pietre preziose, Stamati rubò anche dieci corone d’oro e dodici pettorali d’oro intarsiati di gemme che il Doge Enrico Dandolo aveva portato a Venezia da Costantinopoli.
Anche se il tesoro di San Marco era di gran lunga superiore, il bottino delle due notti di lavoro era sufficiente a permettere a Stamati e ai suoi discendenti una nuova vita, e così richiuse il passaggio e lasciò indisturbato la Basilica.
Di sicuro i sistemi di sicurezza del XV secolo non potevano competere con quelli moderni, ma solo un pazzo avrebbe potuto pensare di rubare il Tesoro di San Marco senza organizzare una anche veloce fuga da Venezia.

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Una volta realizzato che il suo piano era incompleto, Stamati si rese conto che doveva scappare. Preso dal panico, decise di chiedere aiuto al suo amico Grioni a cui confidò la sua impresa.
Grioni gli rispose che un suo amico capitano stava per lasciare Venezia con la sua nave, e avrebbe potuto nasconderlo, ma poco dopo raccontò tutto alle guardie.
La fuga di Stamati durò meno di due ore, e fu impiccato il 21 Marzo 1449 mentre Grioni veniva ricompensato per il favore reso alla Serenissima Repubblica.